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UN BRONZETTO ETRUSCO A CORINALDO
di Paola Polverari
In Etruria come in Grecia e nel Lazio, le forme del culto prevedevano offerte di oggetti votivi: atto di religiosità con il quale il dedicante si privava di un bene personale destinandolo alla divinità. In seguito, ai beni d’uso si sostituiscono o si accompagnano rappresentazioni miniaturizzate delle offerte, e immagini ridotte di figure umane in bronzo.
Nel caso di santuari urbani, i fedeli si rappresentano con una veste particolare, quella del “devoto” che offre se stesso alla divinità: è l’immagine del Kouros di ascendenza greca, il giovane nudo in cui si incarna l’ideale di perfezione. Immagine astratta di modello eroico, la figura definisce uno stato sociale, quello dei liberi, e una condizione specifica legata all’età.
In questa tipologia si inserisce la statuetta di bronzo (fig. 1 ) rinvenuta nel 1922 in contrada Sant’Apollonia di Corinaldo, nel campo dei fratelli Lorenzo e Sante Paolini, durante lavori di aratura.
L’archeologa Delia Lollini, nella guida al Museo Archeologico Nazionale delle Marche di Ancona, dà conto di vari ritrovamenti di bronzetti nella nostra regione: “…per tutto il V secolo a.C. depositi votivi di bronzetti a figura umana compaiono nel territorio marchigiano; invece singole statuette di bronzo, sia di officine etrusche sia di produzione locale, sono state occasionalmente trovate a Pergola, a Corinaldo…”. Il noto storico corinaldese Vincenzo Maria Cimarelli, primo iniziatore di una narrazione storica su Corinaldo, a cominciare dalle Istorie dello Stato di Urbino…et di Corinaldo che dalle ceneri di Suasa hebbe le origini, pubblicato a Brescia nel 1642, aveva già affermato che “nei piani del suddetto Cesano… per ogni luogo dagli aratori sovente si trovano statuette di bronzo”
A Corinaldo la statuetta non c’è più: si trova ora esposta in una vetrina del Museo Archeologico Nazionale delle Marche di Ancona, insieme con gli altri giovinetti bronzei ritrovati nella regione, contrassegnata con il numero di inventario 4865.
Lì è stata collocata dopo un avventuroso viaggio: un antiquario di Bologna l’aveva acquistata dallo scopritore, ma se l’era vista sequestrare dagli ispettori preposti per essere consegnata alla Soprintendenza per i Beni archeologici delle Marche, che l’ha infine fatta collocare nel Museo archeologico. Della statuetta troviamo notizia in autori come Giuseppe Moretti e Gello Giorgi, ma la descrizione più accurata ce la fornisce Mauro Cristofani nel volume I bronzi degli Etruschi, pubblicato presso l’Istituto Geografico De Agostini nel 1985.
Il giovane è nudo, con le gambe divaricate di cui la sinistra sopravanza la destra; i capelli corti a zazzera formano una banda di riccioli sulla fronte e una frangia sulla nuca; il volto presenta occhi grandi, con iride incisa, naso diritto, bocca ben segnata, mento sporgente; il collo, piccolo, si innesta su un corpo dall’anatomia robusta, con spalle marcate, segno a V per indicare le clavicole, gambe ben tornite. Le mani e i piedi appaiono eccessivamente grandi; le braccia sono distese verticalmente in basso ed esprimono forse il gesto di preghiera rivolta alle divinità del mondo sotterraneo.
E’ il reperto di valore artistico più antico ritrovato a Corinaldo: la sua produzione è collocata negli anni 500-480 a. C., ad opera di un’officina etrusca settentrionale, e sembra unire i caratteri stilistici migliori della serie fabbricata a Populonia con quelli di fabbrica aretina. I due perni infissi sotto i piedi fanno pensare che il bronzetto fosse collocato su un supporto di pietra, come era in uso nei santuari: in tal modo la figura del devoto si presentava individualmente alla divinità, messa in rilievo dalla base.
Nel ritrovamento di Corinaldo manca ogni riferimento ad una zona sacra, ad un contesto monumentale preciso, ma forse una base per la statuetta poteva esistere. Abbiamo raccolto la testimonianza diretta del nipote dello scopritore, Ciro Paolini, presente da ragazzo al rinvenimento: egli afferma che la terra che circondava il bronzetto era di natura spugnosa, simile ad uno scoglio, diversa da quella del campo; dunque potrebbe trattarsi dei resti di una base costruita con materiale non metallico, in seguito degradato, fino a dare l’impressione di una ”terra ribollita”. La presenza di una base, adatta ad essere collocata all’interno dei santuari, avalla ipotesi di un tempio nelle vicinanze, di cui tuttavia manca ogni testimonianza archeologica, o il semplice trasporto commerciale lungo le vie di percorrenza più battute.
L’uso di consegnare alla divinità la raffigurazione di una parte del corpo, per grazia ricevuta o per ottenere protezione, si è mantenuto anche con il sopravvento del Cristianesimo: ne abbiamo testimonianza dalle raffigurazioni miniaturizzate di metallo di parti del corpo umano, conservate in alcune teche nella locale Chiesa dell’Incancellata (fig. 2), come in altri numerosi santuari di tutta la cristianità.
Della presenza degli Etruschi nel nostro territorio non si hanno altre testimonianze materiali, ma pare opportuno ricordare che reperti etruschi frammisti a reperti gallici sono stati rinvenuti nel sito di Montedoro di Senigallia. E’ stata trovata anche un’anfora etrusca negli scavi operati presso la Villa Bianchi, nei dintorni di Scapezzano di Senigallia.
Nell’estate 2009 la statuetta è ritornata a Corinaldo, grazie agli scavi operati nell’area di Santa Maria in Portuno – oggi Madonna del Piano – con campagne annuali decorrenti dal 2001, da parte del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna, in concomitanza con il progetto di valorizzazione del Parco archeologico ” Città romana di Suasa”. Sui luoghi degli scavi sono stati raccolti significativi reperti di origine romana, il che ha spinto gli archeologi impegnati sul sito a estendere la ricognizione anche ad eventuali altri luoghi di culto del territorio. Non è difficile infatti ipotizzare che sorgessero antichi santuari o cappelle votive lungo il percorso di alta collina che, dal mare Adriatico alle pendici montane, collegava la regione adriatica alla valle del Tevere, anche in corrispondenza di un antico guado sul fiume Cesano che giustificherebbe il titolo “in Portuno” della chiesa: Portumnus, etimologicamente legata a portus, era la divinità preposta ai passaggi, agli attraversamenti, ai guadi; il ritrovamento dell’”offerente” di bronzo offrirebbe testimonianza archeologica della presenza di siti votivi lungo il percorso.
Su sollecitazione degli archeologi impegnati localmente a Corinaldo, tra i quali ricordo per deferenza personale il professor Giuseppe Lepore, l’Amministrazione comunale di Corinaldo ha pertanto fatto richiesta alla Soprintendenza ai Beni archeologici di Ancona di ottenere il Kouros etrusco in temporanea esposizione nel piccolo Antiquarium, inaugurato nel luglio 2005,allestito nei locali di Madonna del Piano, che ospitano una raccolta permanente di vari reperti della zona sottoposta a ricognizione archeologica, con anche una ricostruzione didattica degli strati di scavo.
Il temporaneo ritorno dell’antico giovinetto ha suscitato interesse e curiosità tra i cittadini, ma ha anche lasciato una memoria permanente tra noi: ha infatti stimolato il maestro orafo Goffredo Luzietti di Corinaldo, a rivisitare con sensibilità moderna il prezioso manufatto, per mantenere l’immagine e diffonderla tra i contemporanei, messaggio e memoria della nostra storia remota.
La felice concomitanza del centenario di fondazione della locale Banca di Credito Cooperativo B.C.C., ha offerto lo spunto per commissionare al maestro Luzietti un oggetto commemorativo, che egli ha individuato proprio nella riproduzione del kouros che tanto lo aveva illuminato. Chiesta l’autorizzazione all’allora sovrintendente ed etruscologo Giuliano De Marinis, deceduto nel 2012, l’artista si è messo all’opera, realizzando il bronzetto nel proprio laboratorio con la tecnica della cera persa, mantenendo le proporzioni e le misure del modello originale.
L’oggetto, riprodotto in una quindicina di copie e racchiuso in una teca (fig. 3), è stato offerto negli anni dalla Banca a personaggi rappresentativi della cultura e dell’economia della Regione Marche.
Ci auguriamo che una copia ci venga donata per onorare anche la sede del nostro sodalizio, Archeoclub di Corinaldo.
Fig. 1 – Ancona, Museo Archeologico delle Marche, inventario n.4865: kouros da Corinaldo, bronzetto di produzione etrusca, datato al 500-480 a.C., altezza cm. 24. Fig. 2 – Rappresentazioni miniaturizzate di metallo, raffiguranti il corpo umano o parti di esso: ex voto raccolti entro cornice nella sacrestia della Chiesa dell’Incancellata in Corinaldo. Fig. 3 – Opera del maestro orafo GOFFREDO LUZIETTI, liberamente tratta dal bronzetto etrusco rinvenuto a Corinaldo, oggi conservato nel Museo Archeologico Nazionale di Ancona.