“ad porta s(an)c(t)e Marie”, riflessione sulla topomastica di Porta di Santa Maria.
di Eros Gregorini.
I lavori di restauro della porta, o meglio ancora delle due porte e del bastione che consentono l’ingresso al centro fortificato di Corinaldo per chi proviene dalla valle del Nevola ha suggerito l’opportunità di avviare una riflessione attorno all’evoluzione toponomastica e architettonica del complesso edilizio con funzioni militari e difensive che nel corso dei secoli prenderà i nomi di Porta di Santa Maria, Porta del Mercato, Porta di Sotto, Porta detta della pesa, Porta Piaggia, Porta Garibaldi e, infine, Porta Santa Maria del Mercato.
La prima attestazione dell’esistenza di questo accesso urbano è riconducibile ad una iscrizione epigrafica dove compare la scritta ad porta s(an)c(t)e Marie delineata con caratteri che possono farsi risalire al XIII secolo[1]. Tale appellativo rimanda alla presenza, nei suoi pressi, di un edificio adibito al culto e dedicato alla Madre di Cristo. È del 23 maggio 1279, la notizia dell’esistenza dell’oratorio della chiesa di Santa Maria dei monaci di Santa Croce di Fonte Avellana[2], posta nel mercatale di Corinaldo. In effetti, tra l’accesso al borgo fortificato e l’accennata chiesa si trovava un’area destinata al mercato cosa questa attestata da un documento avellanita del 20 maggio 1274 stipulato a Corinaldo, ante domum monachorum S. Crucis, quam habeat in mercatalem[3].
È dunque la presenza di questa chiesa che i codici vescovili, indicano talvolta, più semplicemente, come Santa Maria di Corinaldo, essendo l’unica chiesa nei pressi del castello dedicata alla Madonna[4], all’origine del primo nome attribuito a questa porta.
L’aggiunta del termine “del mercato” al nome dell’edificio sacro è da ricondurre alla necessità che aveva il monastero di Fonte Avellana di individuare, con certezza, ciascuna delle tre distinte chiese dedicate alla Vergine che gli avellaniti possedevano a Corinaldo. Esse erano, infatti, Santa Maria in Portuno, poi del Piano, documentata già nel 1090, Santa Maria di Cervignano la cui prima attestazione risale al giugno 1115 e, infine, Santa Maria de Foro, poi in lingua volgare, del Mercato.
Va detto poi che così come questa porta mutua il proprio nome dalla vicina chiesa di Santa Maria detta del Mercato, allo stesso modo Porta di San Giovanni prende il nome dal fatto che la strada che partiva da lì conduceva alla chiesa di San Giovanni Battista, ora più nota come chiesa del convento dei frati cappuccini[5].
Volendo riassumere possiamo dire che già nel XIII secolo si è in presenza di una porta denominata Santa Maria in virtù della vicina omonima chiesa e in prossimità dello spazio pubblico destinato al mercato.
La notte tra il 17 e il 18 agosto 1360 il castello di Corinaldo viene distrutto dall’esercito ecclesiastico sotto la guida di Galeotto Malatesta comandante di tutte le milizie della Chiesa e Blasco di Belviso, nipote del cardinale Egidio Albornoz e rettore di Bologna. L’11 ottobre del 1367 Urbano V concede Corinaldo in feudo, e per tre generazioni, a Nicolò Spinelli conferendogli la facoltà di “riedificare, restaurare, riparare e fortificare il detto castello e di costruirvi una rocca e altre fortificazioni”[6].
È a questo periodo che risale la Porta ogivale dove è stata inserita, nello stipite del nuovo fornice, la recuperata dall’incendio del 1360 l’epigrafe ricordata in precedenza. A difesa della Porta trecentesca nel secolo successivo, quando ormai l’uso delle artiglierie si fa più efficace e pericoloso, viene aggiunto, scrive Fabio Mariano “il bel bastione poligonale (il Fortino) che costituisce l’opera fortificata più efficace della cinta corinaldese”. “In mancanza di dati documentari tenderei – per ragioni tecnico-stilistiche – ad attribuire questi Baluardo della Porta di Sotto ad un intervento di ristrutturazione verso all’ampliazione e ridisegno delle mura, fra il 1484 ed il 1490”[7].
Su questo bastione, costruito oltre un secolo dopo rispetto alla più antica Porta di Santa Maria si apre, a novanta gradi, la seconda porta di accesso al borgo. E non è casuale il fatto che anche nella forma le due porte si differenzino. Quella temporalmente precedente è a sesto acuto, mentre quella costruita alla fine del XV secolo è a sesto ribassato.
Al primitivo nome di Porta di Santa Maria nel corso del tempo si aggiunsero, come detto, altri appellativi: Porta del Mercato; Porta di Sotto; Porta detta della pesa; Porta Piaggia; Porta Garibaldi e Porta Santa Maria del Mercato.
Al riguardo è possibile citare alcuni pagamenti eseguiti dal Comune di Corinaldo negli anni 1440 e 1441 per lavori fatti «al torrone della Porta del Mercato», o al «lavoro facto de scarpa et muro alla Porta del Mercato»[8]. Anche Dario Cingolani riporta un documento del 30 ottobre 1529 dove si fa cenno ad un immondezzaio in territorio Corinalti extra portam Mercati.[9] Porta del Mercato ritorna così indicata anche da Vincenzo Maria Cimarelli[10] e ancora in altri documenti come nel caso di un inventario del 1784 relativo alle chiese di Corinaldo dove a proposito della chiesa di San Pietro si riporta la proprietà di una casa presso la Porta del Mercato[11].
Come detto la stessa porta sarà chiamata anche Porta di Sotto. La troviamo così nominata sia da Vincenzo Maria Cimarelli che pubblica il suo libro nel 1642, sia in documenti dello stesso sedicesimo secolo. Il frate domenicano corinaldese ricordando il doloroso esilio dei corinaldesi in seguito alla distruzione del castello avvenuta nel 1360 dice che all’indomani dell’incendio i sopravvissuti si radunarono «nella piazza del mercato, fuori dalla Porta di Sotto» e più avanti descrivendo la chiesa di Santa Maria degli Orti ricorda che la stessa sorge «nella publica strada che dal Borgo di Porta di Sotto, verso la chiesa di S. Agostino (la chiesa sorgeva lungo l’attuale via Crocefissetto n.d.r.) si stende»[12]. Sempre con il nome di Porta di Sotto la stessa viene indicata in altri documenti del 1670 e del 1677[13].
Bernardino Montanari nelle sue Croniche delle chiese, benefici ed altro di…, tomo II, manoscritto compilato tra la fine del XVIII e l’inizio del secondo decennio del XIX secolo, conservato nell’archivio vescovile di Senigallia indica la porta con nome Porta detta della pesa di Corinaldo[14].
Negli anni Ottanta del XIX secolo viene indicata con il nome di Porta Piaggia[15]. Le vicende relative all’anno 1886 e 1890 sono raccontate da Italo Pelinga in un suo saggio pubblicato nel volume La Fortificazione di Corinaldo[16]
Ancora nel 1937 l’accesso a Corinaldo viene chiamato «Porta di sotto», con la seguente aggiunta: «ora porta Garibaldi» (vedi foto 1 databile al 1925 dove si trova scritto: «La Porta di sotto ora Garibaldi con il torrione»), mentre quella superiore viene indicata come «la porta di S. Giovanni, ora Mazzini»[17].
Anche le immagini fotografiche del 1965 e 1968 indicano il luogo come Porta di Sotto (vedi foto 2, 3 e 4), mentre la cartolina del 1941 ha la seguente dicitura: «Torrione e Porta del Mercato detta Porta di Sotto».
Fabio Ciceroni, nel 1978 dà alle stampe una pubblicazione dedicata alle mura di Corinaldo e scrive: «…la magnifica Porta di Sotto o del Mercato, vero capolavoro di arte militare difensiva la cui prima struttura è anch’essa da ricondursi alla costruzione del 1366, ma con perfezionamenti realizzati all’epoca della seconda costruzione muraria del 1484-1490»[18]. Come abbiamo visto Fabio Mariano ancora nel 1991 la indica con l’appellativo di Porta di Sotto, mentre Ettore Montesi nella stessa pubblicazione, per la prima volta, scrive «porta S. Maria del Mercato»[19]. Lo stesso autore, insieme a Gianni Volpe, nel 1999 dà alle stampe uno libro dedicato alle mura di Corinaldo nel quale parla di Porta di Sotto o di Santa Maria del Mercato, anche se più avanti torna a parlare di Porta di Sotto (o Porta del Mercato)[20]. Anche nel successivo testo dato alle stampe nel 2010, Ettore Montesi, indica il luogo con il nome di Porta di Santa Maria del Mercato[21]
La confusione è talmente ampia che Massimo Frenquellucci nel suo studio pubblicato nel quarto volume di Corinaldo Storia di una terra Marchigiana, a pagina 59 scrive: «Porta di Santa Maria del Mercato o Porta di Sotto»; a pagina 64 «Porta di Santa Maria»; a pagina 66 «Porta del Mercato»; a pagina 71 «Porta di Sotto»[22].
Nel corso dei secoli, dunque, alla porta di accesso al centro murato di Corinaldo sono stati attribuiti diversi nomi e tuttavia il primo e originario resta inciso nel concio di pietra arenaria posto alla base dell’arco ogivale della porta stessa: Porta di Santa Maria. E forse proprio questo potrebbe essere il nome da attribuire a quel luogo la cui costruzione, come detto, va fatta risalire a due epoche: settimo decennio del XIV secolo e ottavo decennio del XV secolo.
[1] P. POLVERARI, Testimoni di pietra, le epigrafi di Corinaldo dall’evo antico al secolo XVII, Ostra Vetere, 2005, pp. 86 – 89.
[2] Carte di Fonte Avellana, 6, Regesti degli anni 1265 – 1294, a cura di E. BALDETTI, Urbania 1994, p. 104, reg. 998.
[3] E. Gregorini, Le chiese di Corinaldo in età medievale, in Corinaldo Storia di una terra Marchigiana, Età medievale, a cura di V. Villani, Ostra Vetere 2010, pp. 199 – 200, nota 196.
[4] Ibidem, p. 199.
[5] Sul nome di Porta san Giovanni vedi: V. M. CIMARELLI, Istorie dello Stato d’Urbino, Brescia 1642 (ristampa Bologna 1967), libro III, p. 63.
[6] E. Gregorini, Corinaldo dalla ricostruzione alla fine del Quattrocento, in Corinaldo, storia di una Terra marchigiana, a cura di V. Villani, Ostra Vetere 2010, pp. 379, 385.
[7] F. MARIANO, La fortificazione di Corinaldo e l’Architettura militare del ‘400 nelle Marche, in La fortificazione di Corinaldo, a cura di F. MARIANO, Ostra Vetere 1991, p. 29.
[8] S. LENCI, L’evoluzione storica della cerchia muraria, in La fortificazione di Corinaldo, a cura di F. MARIANO, Ostra Vetere 1991, pp.137 – 138, note 33, 46 e 47.
[9] D. CINGOLANI, La parrocchia di San Pietro di Corinaldo e la storia della chiesa che non c’è, Ostra Vetere 2021, pp. 62 – 63 199, nota 5.
[10] CIMARELLI, cit., p. 120. Qui l’Autore parlando della chiesa di San Pietro scrive: «la qual’essendo già ne’ tempi andati posta fuori a la Porta del Mercato, vicino alla chiesa di S. Maria…».
[11] CINGOLANI, cit., p. 127.
[12] CIMARELLI, cit., p. 21, 127.
[13] CINGOLANI, cit., pp. 125, 126. Il primo documento è del 20 marzo 1670 e riguarda il permesso rilasciato dal Comune di Corinaldo ad Antonio Martellini di piantare mori dietro la muraglia di Porta di Sotto. Il secondo documento è dell’11 agosto 1677. In questo caso si tratta di un atto di vendita una casa posta presso la Porta di Sotto, di proprietà della chiesa di Santa Maria del Ponte (già chiesa di Santa Maria del Mercato n.d.r.) a favore di donna Diamante, vedova di Angelo Sparguglia.
[14] Ibidem, p. 128. «Nel rione della porta detta della pesa di Corinaldo vi è una chiesa sotto il titolo di S. Maria chiamata del Ponte di pertinenza della Collegiata di S. Pietro di Corinaldo»
[15] Archivio Storico Comunale di Corinaldo (Ascc), Fondo post unitario (1861 – 1947), Delibere consiliari e podestarili (1881 – 1886), bb. 3 e 4. Deliberazioni consiliari del 18 febbraio 1886 e del 15 novembre 1890.
[16] I. PELINGA, Le Mura di Corinaldo. Interventi e restauri nel XIX e XX secolo, in La fortificazione di Corinaldo, a cura di F. MARIANO, Ostra Vetere 1991, pp. 141, 144, note 1 e 6.
[17] M. CARAFOLI, Corinaltum. Rassegna illustrata di vita cittadina a cura della società “Amici di Corinaldo”, p. 4.
[18] F. CICERONI, Corinaldo “antico colore del tempo”. Giro delle mura con una nota storica di Fabio Ciceroni, Edizioni Pro Corinaldo 1978, p. 10.
[19] E. MONTESI, Elementi compositivi della struttura urbana, in La fortificazione di Corinaldo, a cura di F. MARIANO, Ostra Vetere 1991, p. 102.
[20] E. MONTESI,G. VOLPE, Corinaldo, Fano 1999, pp. 11, 16, 20, 32.
[21] E. MONTESI, Le mura di Corinaldo. Evoluzione e ruolo nel contesto urbano, in Corinaldo Storia di una terra Marchigiana, Età medievale, a cura di F. CICERONI, Ostra Vetere 2010, pp. 89, 90, 96, 99, 100, 102, 103, 104, 105, 107, 112 e 116.
[22] M. FRENQUELLUCCI, Il centro murato di Corinaldo dalle origini ad oggi, in Corinaldo Storia di una terra Marchigiana, Età medievale, a cura di F. CICERONI, Ostra Vetere 2010, pp. 59, 64, 66 e 71.